Investigazioni Aziendali
Le nostre indagini fanno i tuoi interessi.
il patrimonio aziendale è costantemente esposto a dei rischi: dai comportamenti illeciti al sabotaggio, dalle frodi al rischio reputazionale e tecnologico. Ma esiste un modo per non correrli o subirli tutti.
Agire preventivamente o in presenza di dubbi è una strategia lucida ed efficace.
In base al caso possiamo agire con indagini preventive, per fugare o accertare i tuoi dubbi oppure per reperire prove che permettano di procedere per il benessere di ogni realtà aziendale, in completa sicurezza.
Scorri i servizi per avere un’idea di cosa possiamo fare per te.
Abuso legge 104
La Corte di Cassazione, con la sentenza n.54712 del 23 dicembre 2016, stabilisce che i permessi per i lavoratori vengono previsti con una duplice finalità:
- dare la possibilità ai lavoratori di assistere i familiari con maggiore continuità;
- dare la possibilità ai lavoratori che già assistono con regolarità i familiari di ritagliarsi tempo per i propri bisogni ed esigenze personali.
Inoltre, spiega la Corte, l’assistenza non deve necessariamente coincidere con le ore in cui il dipendente avrebbe dovuto svolgere l’attività lavorativa purché i permessi non vengano utilizzati impropriamente.
Ad esempio, non è consentito l’uso dei permessi per non utilizzare le ore di ferie. In questi casi il dipendente non presta in alcun modo assistenza al familiare dedicandosi esclusivamente ai propri interessi e bisogni personali.
Ancora, non è consentito l’uso dei permessi per svolgere un’altra attività lavorativa, sfruttando la motivazione dell’assistenza al familiare, incorrendo in conseguenze disciplinari o addirittura penali.
Lo stesso vale per chi approfitta dei permessi per fare attività sportiva altrove o comunque abbastanza lontano dal familiare a tal punto da rendere improbabile un’assistenza quotidiana, sia pure per alcune ore.
Il dipendente che utilizza in maniera impropria i permessi della Legge 104 rischia il licenziamento per giusta causa dal momento che viene meno il vincolo fiduciario tra azienda e lavoratore. La Cassazione, infatti, con la sentenza n. 4670/2019 afferma che l’utilizzo improprio dei permessi è lesivo della buona fede dell’azienda, privata ingiustamente della prestazione lavorativa.
Sul punto, la corte di Cassazione ha avuto modo di chiarire in numerose sentenze che, per accertare il comportamento del dipendente, l’azienda può ricorrere anche ad agenzie investigative, a patto che il controllo debba accertare i comportamenti del lavoratore penalmente rilevanti o che nascondano un intento fraudolento, lesivo per il datore di lavoro.
Con la sentenza n.4670, la Suprema Corte ha precisato che l’intervento di un’agenzia investigativa è giustificato sia in presenza di un illecito compiuto sia con il semplice sospetto. Quindi un’azione investigativa è legittimamente concessa quando un dipendente manca a lungo sul luogo di lavoro. Se pensi che un tuo dipendente si stia approfittando dei vantaggi della Legge 104, non rimanere nel dubbio. Contattaci per valutare insieme la strategia migliore da adottare per preservare la tua azienda.
Assenteismo e falsa malattia o infortunio
Con il termine assenteismo si fa riferimento al comportamento scorretto di un dipendente che si assenta abitualmente e frequentemente dal posto di lavoro per propria volontà e in modo ingiustificato.
Si parla invece di falsa malattia quanto il dipendente pone in essere una serie di comportamenti incompatibili con la malattia o l’infortunio dichiarato dal lavoratore.
La cosa interessante è che, in entrambi i casi, l’azienda può intervenire senza subire passivamente: se il datore di lavoro sospetta una delle due condotte da parte di un proprio dipendente, può contattarci e avviare un’indagine investigativa per verificare se si tratti realmente di assenteismo o falsa malattia/infortunio.
Può farlo perché lo ha stabilito la Corte di Cassazione con la sentenza n. 11697/2020 dopo il ricorso presentato da un dipendente lavoratore, licenziato per giusta causa. Quale? Doveva essere a casa per una caduta dallo scooter, invece era stato sorpreso in bicicletta. Il licenziamento è stato contestato, sia in primo grado che in corte d’appello, sostenendo l’illiceità da parte dell’azienda di effettuare controlli investigativi sui lavoratori. La domanda dell’ex lavoratore è stata sempre rigettata pur rivolgendosi alla Cassazione. I giudici hanno considerato legittima la scelta di appurare la verità dal datore di lavoro sulla base degli artt. 2, 3, e 4 della legge 300/700 che riconoscono “il diritto di servirsi di investigatori privati per verificare che il lavoratore adempia alle sue obbligazioni esterne all’ambiente lavorativo, ma rilevanti dal punto di vista disciplinare”. La Cassazione ha sottolineato che basta il sospetto per giustificare il ricorso ad un investigatore privato. Casi analoghi si sono susseguiti diverse volte nel corso degli ultimi anni: false malattie, infortuni o abusi della Legge 104, con i dipendenti sorpresi il più delle volte intenti nelle proprie commissioni, a fare sport o addirittura a svolgere un secondo lavoro.
C’è una cosa importante che la Cassazione non dice: di rivolgersi sempre a un investigatore o a un’agenzia investigativa professionista e certificata, che agisca secondo le regole e i limiti di legge. Lo Sherlock Holmes improvvisato potrebbe metterti nei guai, anche se la ragione è dalla tua parte.
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Infedeltà contrattuale
Con questa definizione si intendono tutte le azioni e i comportamenti di dipendenti e/o soci di un’azienda che infrangono il cosiddetto ‘obbligo di fedeltà’. Concorrenza sleale, diffusione di dati riservati o sensibili, brevetti e prototipi trafugati o qualsiasi altro atto sleale sono comportamenti che possono essere identificati con l’infedeltà contrattuale verso il datore di lavoro.
L’infedeltà aziendale rientra tra le problematiche più importanti, e purtroppo più frequenti, per le aziende che, ignare della serpe in seno, si ritrovano destabilizzate e con la reputazione compromessa.
Quindi, se hai un minimo sospetto, indaga!
Concorrenza sleale e sviamento della clientela
Dal punto di vista legale, la normativa di riferimento in merito all’Obbligo di fedeltà è l’articolo 2105 del Codice Civile che dichiara “Il prestatore di lavoro non deve trattare affari, per conto proprio o di terzi, in concorrenza con l’imprenditore, né divulgare notizie attinenti all’organizzazione e ai metodi di produzione dell’impresa, o farne uso in modo da poter recare ad essa pregiudizio”. In altre parole, la legge vieta al dipendente di comportarsi in modo sleale svolgendo attività concorrenziali o diffondendo informazioni sensibili, come flussi economici, bilanci, dati relativi ai fornitori e alla clientela.
Attenzione! Mai confondere le attività concorrenziali con l’obbligo di non concorrenza, che scatta solo al termine del rapporto di lavoro e deve essere concordato in forma scritta da entrambe le parti.
Fidarsi è bene. A volte, indagare è meglio.
Violazione del patto di non concorrenza
Il patto di non concorrenza è lo strumento giuridico regolato dall’art. 2125 del Codice Civile che permette al titolare di un’azienda di tutelarsi per evitare che l’ex dipendente divulghi, cessato il rapporto di lavoro, le informazioni con cui è entrato in contatto durante l’attività lavorativa.
Ovviamente ci riferiamo a tutte le informazioni sensibili e preziose, come dati, metodi di lavoro e processi di produzione, gestione amministrativa, clienti e tanto altro. In una parola il know-how aziendale, che è il patrimonio che ogni impresa deve proteggere da ogni forma di rischio. Come?
Con il patto di non concorrenza, un accordo che tutela il datore di lavoro che si impegna a corrispondere al lavoratore una somma di denaro in cambio dell’impegno di quest’ultimo a non svolgere attività concorrenziale per un determinato periodo, successivo alla cessazione del rapporto di lavoro.
Per contestare la violazione del patto da parte del dipendente e agire per vie legali è necessario dimostrare l’esistenza di un patto valido – ex articolo 2125 del Codice Civile. A questo punto spetta al datore di lavoro dimostrare il mancato rispetto dei patti attraverso prove inequivocabili, raccolte grazie al supporto di investigatori privati.
Se anche tu hai stipulato un patto di non concorrenza con un tuo, ormai ex, dipendente e non hai la certezza che venga rispettato, contattaci! Come diciamo sempre: nel dubbio, indaga.
Controspionaggio industriale
Sempre più spesso le aziende si trovano a fronteggiare lo spionaggio industriale ad opera di singoli o organizzazioni al fine di trarre vantaggio mettendo in serie difficoltà l’azienda vittima.
Di fatto, chiunque detenga segreti potrebbe essere vittima di spionaggio industriale. Per questo potrebbe essere utile avvalersi di una consulenza per controspionaggio industriale, ovvero un’attività di intelligence e analisi forense di dati informatici utile ad accertare e/o contrastare un’operazione di spionaggio industriale. Il caso più frequente è lo spionaggio da parte di dipendenti o soci infedeli.
Per mettere in atto il reato di spionaggio industriale generalmente si ricorre a tre particolari azioni. Ecco quali:
- corruzione di uno o più dipendenti di un’azienda
- utilizzo di microspie, microregistratori e microfoni direzionali
- attacchi informatici e in questo caso si parla di cyberspionaggio o spionaggio informatico.
I tuoi concorrenti sono a conoscenza di informazioni presenti nei computer aziendali oppure condivise negli ambienti di lavoro della tua azienda? I tuoi dipendenti ultimamente presentano uno strano comportamento?
Se la risposta è positiva, le investigazioni aziendali di controspionaggio industriale, svolte dai professionisti della nostra agenzia investigativa, sono necessarie. Tali indagini vengono condotte per ottenere le prove necessarie in caso di querela o per individuare le falle del sistema di sicurezza, sia informatico che ambientale, in modo da poter rimediare.
Per compiere le investigazioni aziendali di controspionaggio industriale è necessario prima di tutto individuare il problema dell’azienda vittima. Poi stilare un piano delle indagini e delle operazioni da svolgere per contrastare le azioni di spionaggio industriale.
Ecco qualche esempio di servizio investigativo da svolgere a riguardo:
- bonifica ambientale da microspie
- indagini su dipendenti e soci nonché sul loro grado di vulnerabilità
- valutazione e ottimizzazione delle prestazioni del sistema di sicurezza informatico
- messa a punto della security aziendale
- operazioni di informatica forense
A seguito delle operazioni dei nostri investigatori, svolte con tecnologie altamente professionali e all’avanguardia, la fuga di notizie e trasferimento del know-how aziendale alla concorrenza vengono automaticamente bloccati.
Il controspionaggio industriale è un vero e proprio strumento di difesa dai crimini commerciali, nonché un ottimo mezzo per raccogliere informazioni da utilizzare come elemento probatorio in tribunale.
Lo spionaggio industriale, anche detto societario, viene infatti condannato dagli articoli 621, 622 e 623 del Codice Penale come violazione del segreto industriale.
Vuoi saperne di più? Se hai dubbi e sospetti, chiamaci! Meglio non correre il rischio.
Antisabotaggio
Chiunque operi all’interno di un’azienda, che sia l’ultimo dei dipendenti o il primo dei manager, potrebbe “sabotare” la solidità aziendale. Come?
Ti facciamo qualche esempio per essere ancora più chiari: un dipendente vende illegalmente a terzi o alla concorrenza materie prime, lavorati, semilavorati o prodotti finiti; oppure un ex dipendente o la concorrenza entra in azienda con lo scopo di impadronirsi di progetti, brevetti o formule; oppure, dopo un diverbio con un socio, la produzione casualmente viene compromessa.
Prevenire qualsiasi danneggiamento di carattere materiale o di valore intangibile nei confronti dell’azienda è l’obiettivo del nostro servizio di antisabotaggio, che tutela l’azienda e tutti i collaboratori seri ed onesti che lavorano per essa.
Se qualcuno vuole colpirti alle spalle, noi possiamo scoprirlo. Contattaci!
Investigazioni informatiche
Oggi, i dati digitali – o meglio i big data – sono diventati una risorsa strategica soprattutto per le aziende. Non a caso viene definito “l’oro nero” del nuovo Millennio. La maggior parte delle aziende moderne oramai utilizza sistemi digitali o network per la gestione e la conservazione dei dati, oltre che per lo svolgimento di determinate attività aziendali. Di riflesso, si sono sviluppati parallelamente anche i cosiddetti “crimini informatici”, messi in atto da soggetti esterni, se non addirittura interni all’azienda, al fine di accedere forzatamente, e, soprattutto, illegalmente, all’interno di un sistema protetto per acquisire dati sensibili e informazioni riservate. Per evitare l’esposizione a questi rischi, ogni azienda dovrebbe dotarsi di un’attività di Security Management.
È così che negli ultimi decenni si è evoluta e perfezionata la digital forensics, ovvero la scienza che studia l’individuazione, la conservazione, la protezione, l’estrazione, la documentazione e l’impiego dei dati digitali al fine di utilizzarli come prova in un processo giuridico. Le indagini digitali forensi si occupano dell’analisi e del recupero di dati digitali presenti sui vari dispositivi informatici, tramite un servizio di cyber security professionale, che protegge da hacker impavidi, a caccia di dati per creare danni.
Una soluzione per identificare il furto di dati, lo spionaggio industriale, l’accesso abusivo ai sistemi informatici con lo scopo di produrre un rapporto sulle prove acquisite utili in procedimenti civili e penali. I motivi di queste indagini tecnologiche sono molteplici: dalla concorrenza sleale al dipendente infedele, dall’accesso abusivo al danneggiamento informatico o violazione di corrispondenza.
Le indagini forensi più comuni riguardano:
- furto di dati aziendali o personali
- accesso abusivo a sistemi informatici
- truffe con sistemi informatici
- ricerca di software spia
- recupero e acquisizione di dati cancellati
- accertamento su documenti digitali modificati
Un perito informatico esamina ogni dispositivo fino alle informazioni presenti in rete come profili sui social network, siti web, portali, applicazioni o gestionali. Queste indagini digitali consistono dunque nell’acquisizione dei dati, attraverso una “copia forense” (duplicato del dato originale), la loro successiva analisi e la produzione finale di una perizia tecnica.
Il perito informatico che esegue l’indagine informatica potrà inoltre, essere nominato Consulente Tecnico di Parte (CTP) sia in ambito penale sia civile, così da poter affiancare i legali nell’assistenza al cliente e produrre una perizia informatica utilizzabile durante il processo. Oltre a identificare prove dirette di un crimine, la digital forensics può persino essere utilizzata per attribuire prove, confermare gli alibi o le dichiarazioni, determinare l’intento, identificare le fonti, nei casi di copyright o autenticare i documenti.
Contraffazione prodotti, difesa marchi e brevetti
I marchi e i brevetti sono beni intangibili, rappresentano – giuridicamente parlando – un diritto patrimoniale immateriale che influisce sul valore dell’azienda.
Il marchio è il segno distintivo e riconoscibile di un’azienda o di un prodotto che lo rende unico e non omologabile, per questa ragione va registrato. La registrazione di un marchio o di un brevetto tutela l’azienda o il prodotto da furti di immagine o di idee che potrebbero mettere seriamente a rischio l’impresa. La registrazione garantisce al proprietario un uso esclusivo e può vietarne l’utilizzo a terzi, se non autorizzati. Il proprio diritto è relativo all’area geografica in cui si è effettuata la registrazione: nazionale, comunitaria, internazionale o mondiale.
La registrazione, di fatto, protegge il valore e gli investimenti, che costituiscono il patrimonio immateriale di un’azienda, da ogni forma di contraffazione, ovvero la violazione di un diritto di proprietà intellettuale attraverso la riproduzione illecita di prodotti o beni che imitano le caratteristiche estetiche o esteriori dell’originale allo scopo di trarre in inganno. Qualche esempio: marchi di fabbrica, brevetti per invenzione, industrial design, denominazioni di origine, diritti d’autore.
Una curiosità: le aziende che fanno un uso intensivo dei diritti di proprietà intellettuale, come marchi e brevetti, generano ogni anno il 45% circa del PIL dell’Unione Europea. Il dato proviene dall’Ufficio dell’Unione Europea per la proprietà intellettuale (EUIPO).
La tutela dei marchi e brevetti coinvolge aziende di ogni dimensione: dalle multinazionali alle piccole e medie imprese. Infatti, il fenomeno della contraffazione non è da sottovalutare in quanto è un abuso, ormai, sistematico, tanto da essere vissuto dalle imprese come un parassita invisibile.
Contraffazione di marchi e brevetti: quando è reato
Lo sapevi che la contraffazione di marchi e brevetti è un reato previsto dall’art. 473 del Codice Penale italiano?
I reati fondamentali in materia di marchi e brevetti sono:
- Contraffazione, alterazione o uso di marchi o brevetti, ex art. 473, c.p.
- Importazione o commercio di prodotti con marchio contraffatto ex art. 474, c.p.
- Commercio di prodotti con marchio mendace ex art. 517, c.p.
- Fabbricazione e commercio di beni realizzati usurpando titoli di proprietà industriale ex art. 517 ter
- Commercio di prodotti industriali con marchi contraffatti dal quale derivi un documento all’industria nazionale ex art. 514 c.p.
Cosa possiamo fare per te
Se pensi di essere vittima di forme di contraffazione, non pensarci troppo! Agisci e attiva un’indagine investigativa.
Ti supportiamo in tutte le azioni a tutela del marchio, pianificando una strategia investigativa cucita sulle tue particolari esigenze, raccogliendo prove e controprove, tutte certificate, e ricostruiamo tutto il processo di vita del prodotto contraffatto: dalla nascita all’inserimento sul mercato, individuando gli autori e le dinamiche.
Se il tuo marchio o brevetto è blindato e al sicuro, meglio così. In caso contrario, chiamaci!
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